Il matrimonio in chiesa resiste ancora

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In questi anni il nostro Paese sta attraversando profondi mutamenti sociali ed economici, che lo stanno portando a diventare sempre più simile negli usi e nei costumi agli altri Paesi europei e ad un modo di vivere occidentale. All’interno dell’evoluzione dei diversi modi di vedere le cose rientra, senza ombra di dubbio, anche il rapporto con la Chiesa e con le sue istituzioni oltre che al concetto di unione di una coppia.

Quando si parla di chiesa e di coppie la nostra mente raggiunge idealmente subito una meta, o un punto di inizio, che è quella del matrimonio. Nell’immaginario collettivo il matrimonio per antonomasia è quello celebrato con rito religioso, in cui lui aspetta lei e la sposa arrivo in uno splendido e candido abito bianco. Eppure le ultime statistiche pubblicate dall’Istat, e relative al 2011, rivelano un’immagine leggermente diversa da questa.

Per dirla tutta pare che, sul fronte unioni e matrimoni, il nostro Paese sia spaccato a metà: al sud, infatti, ci si sposa ancora in chiesa per ben il 72% delle unioni ma al nord, per la prima volta assistiamo ad una maggioranza di unioni civili (51.2%) contro quelle religiose (48.8%). Di sicuro ci si aspettava una minore percentuale di matrimoni religiosi nel Nord Italia, ma, probabilmente, non che fossero in minoranza rispetto alle unioni civili. Questo dato fa ancora più discutere se si considera il fatto che fino a 10 anni fa la media nazionale dei matrimoni celebrati in comune si attestava sul 20% circa.

Sempre secondo l’Istat, le province in cui la percentuale di unioni religiose è più alta risultano essere quelle di Livorno, Trieste, Massa-Carrara, Bolzano, Genova, Grosseto, Ferrara ed Udine.

@Matrimonioideale
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Vedendo questi dati di riflessioni se ne potrebbero fare tantissime. Di sicuro, c’è un progressivo allontanamento dalla religione e dalla Chiesa, vista come istituzione e come mezzo aggregante della comunità. Proprio in conseguenza di questo aspetto, molte sono le coppie di giovani fidanzati che, non riconoscendo il valore del matrimonio come sacramento, decidono di sposarsi in comune.

Allo stesso tempo, però, aumentano in Italia, in maniera quasi esponenziale, le separazioni e i divorzi e, in caso di seconde nozze dopo un primo matrimonio finito male, l’unione civile diventa l’unica via per essere riconosciuti come una coppia a tutti gli effetti, con tutti i diritti garantiti dalla legge.

Anche l’orientamento politico, a volte, può influire sulla scelta o meno della funzione in chiesa o in comune, dato ch, come notiamo dalle province con più alta percentuale di unioni civili, le regioni storicamente ad orientamento di sinistra si posizionano ai primi posti di questa classifica.

L’ultimo aspetto che è bene sottolineare, è che, in generale, il numero di matrimoni in Italia sta diminuendo in maniera sensibile. Sempre secondo l’Istat, infatti, ogni anno si celebrano tra le 13 mila e le 15 mila unioni in meno, mentre, allo stesso tempo, aumentano il numero di bambini nati da genitori non sposati. Questo dato ci induce a pensare che, visti anche gli elevati numeri e le conseguenze disastrose che portano divorzi e separazioni, molte siano le coppie a non voler rischiare con l’istituzione del matrimonio.

Allo stesso, però, ci sono moltissime coppie di giovani fidanzati che vorrebbero sposarsi e cominciare a formare una famiglia ma che, a causa della mancanza di un lavoro affidabile, e in conseguenza di questa soffocante crisi economica, non riescono neppure ad arrivare a fine mese … figuriamoci a poter organizzare un matrimonio o compare una casa, con tutte le spese che questi comportano!