Attenti agli untori in ufficio quest’inverno!

Ci stiamo ormai avvicinando al periodo di maggiore intensità di contagio dell’influenza: il picco viene, infatti, stimato, nei mesi più freddi dell’anno, un periodo che va all’incirca da dicembre fino a febbraio. Quest’anno, come vi abbiamo già descritto in dettaglio, l’influenza stagionale si presenta più insidiosa e più resistente del normale. È prevista, infatti, la contemporanea presenza di ben tre ceppi virali, il virus A H1N1 già noto dagli anni precedenti, e le nuove varianti A H3N2 e B-Wisconsin, i quali complicheranno non di poco la vita a pazienti e medici. A questa prima criticità si uniscono tutti i fatti accaduti in queste settimane precedenti al picco e relativi al ritiro di più di 2 milioni di dosi di vaccino in Italia. In realtà il problema nato con l’azienda produttrice Crucell non era in alcun modo legata alla formulazione del vaccino stesso ma ad un discorso di problemi di sterilità del preparato. Nonostante ciò e le rassicurazioni del ministero della Salute sulla totale assenza di pericoli per la salute dei cittadini, si prospetta una campagna di vaccinazione ben inferiore agli anni precedenti, proprio perché la gente comune ha paura di quel che non conosce.

Se uniamo i due fattori critici, ovvero la concomitanza di 3 ceppi virali e la ridotta percentuale di vaccinazioni, viene fuori una disastrosa previsione per il periodo più freddo cui stiamo andando incontro, con percentuali molto più alte di persone a rischio influenza.

Fare attenzione agli untori in uffici e scuole

A peggiorare ulteriormente la situazione è il rischio contagio in ambienti e luoghi affollati, come scuole ed uffici. A tale proposito, emerge da un recente studio statunitense che è decisamente cambiato l’atteggiamento dei lavoratori e degli impiegati nei confronti della malattia. Un atteggiamento responsabile ed equilibrato prevedrebbe, infatti, di stare a casa al comparire dei primi sintomi di influenza (come infiammazione delle prime vie respiratorie, febbre, mal di testa e forti dolori articolari) ma, a quanto pare, questo non è il comportamento più diffuso. Secondo una pratica diffusasi negli ultimi anni, infatti, forse complice la crisi, con la conseguente precarietà e la paura di perdere la propria occupazione, i lavoratori continuano imperterriti a presentarsi in ufficio anche se ammalati, con tutte le conseguenze del caso.

Prima di tutto andare in ufficio quando si è ammalati è un rischio per tutti i colleghi che incontriamo, perché batteri e virus presenti nel nostro organismo si diffondono rapidamente nell’aria e possono aggredire chiunque. Ma non basta. Secondo una ricerca del Journal of Occupational and Environmental Medicine, infatti, una persona ammalata che si reca sul proprio posto di lavoro patirà di un calo di produttività pari a ben i due terzi rispetto alla sua normale capacità di concentrazione e di portare risultati all’azienda. Ecco perché assistiamo al paradosso che tutte le più grandi aziende multinazionali, e non solo, suggeriscono e fanno capire ai propri dipendenti che è meglio rimanere a casa quando si è ammalati. I moderni stacanovisti untori, infatti, non solo non servono a nulla con le loro imprese pseudo eroiche ma sono in realtà deleteri per i propri colleghi, rischiando di innescare un contagio ad effetto domino.

In un periodo in cui ci prepariamo ad una difficile stagione influenzale non resta, quindi, che affidarsi al buon senso e ai consigli del nostro medico curante, in base al quale è necessario rimanere a casa ed a riposo almeno altre 24 ore dopo la scomparsa della febbre e dei sintomi influenzali. Anche perché, come confermatoci dal Wall Street Journal, i virus stanno diventando sempre più minacciosi e resistenti, ed è possibile diffondere microbi nell’aria con un semplice starnuto o un colpo di tosse fino a due metri dalla posizione in cui ci troviamo.