Negli ultimi anni, causa qualche focolaio qua e là per l’Italia, si è tornati a parlare di meningite. Una malattia che credevamo “roba del passato” e che invece ha rifatto prepotentemente la sua comparsa. Per meningite si intende una malattia che colpisce il sistema nervoso centrale, generalmente di origine infettiva, caratterizzata dall’infiammazione delle meningi. Di qui il suo nome. Queste ultime sono le membrane protettive che ricoprono l’encefalo e il midollo spinale. Trattasi della più frequente sindrome infettiva del sistema nervoso centrale. Diventa meningoencefalite se finisce per coinvolgere pure il parenchima cerebrale.
Cosa causa la meningite? Come vedremo più avanti, la sua causa possono essere i batteri, i virus o altri microrganismi, e più difficilmente i farmaci assunti. In base al suo livello viene poi classificata in acuta, subacuta o cronica. Può assumere forme asintomatiche o subcliniche.
Quali sono invece i sintomi della meningite? I più comuni, come vedremo di seguito, sono febbre, cefalea e rigidità nucale. Tant’è che inizialmente viene facilmente scambiata per influenza. A tali sintomi vanno aggiunti contratture muscolari, vomito, alterazioni dello stato di coscienza, intolleranza alla luce, senso di fastidio nell’ascoltare i rumori, le convulsioni. I sintomi variano a seconda dell’agente causale, della velocità in cui nasce e si sviluppa e lo stato di salute iniziale del paziente. Nei minori possono presentarsi anche solo sintomi leggeri, come irritabilità e sonnolenza.
Come si diagnostica la meningite? Mediante analisi chimico-fisica e microbiologica del liquido cefalorachidiano, che in parole povere è il fluido che si trova tra le meningi e il sistema nervoso centrale. Per l’analisi viene prelevato mediante puntura lombare e inserimento di un ago nel canale vertebrale. Come si cura la meningite? Una volta riscontrata, l’unica maniera è la somministrazione precoce di farmaci antibiotici e, se la situazione lo richiede, antivirali. In certi casi si somministrano anche corticosteroidi al fine di prevenire i danni derivanti dalla risposta infiammatoria. Se non trattate, alcune forme di meningite possono essere anche letali, o comunque portare a gravi conseguenze permanenti, come perdita dell’udito, epilessia cronica, idrocefalo e carenze cognitive. Alcune forme di meningite, infine, possono anche essere prevenute con le vaccinazioni. E’ il caso dei meningococchi, Haemophilus influenzae di tipo B, pneumococchi o da virus della parotite.
Fatta questa carrellata relativa alla meningite, vediamo di seguito più approfonditamente tutto quanto riguarda questa patologia: la storia della meningite, le cause della meningite, i sintomi della meningite, le cure della meningite, ecc.
Sommario
- 1 Qual è l’origine della meningite
- 2 Paesi in cui è più diffusa la meningite
- 3 Qual è la situazione della Meningite in Italia
- 4 Meningite in Italia causa da immigrati?
- 5 Quali sono i sintomi della meningite
- 6 Tipi di meningite
- 7 Cosa causa la meningite
- 8 Come si trasmette la meningite
- 9 Come si cura la meningite
- 10 Quali sono le conseguenze della meningite
- 11 Come prevenire la meningite
Qual è l’origine della meningite
Secondo diversi autori, la meningite fu scoperta addirittura già da Ippocrate o fosse comunque già conosciuta in ambito medico in età pre-rinascimentale. Un esempio è la descrizione della meningite tubercolare – definita ai tempi “idropisia nel cervello” – attribuita al medico scozzese Robert Whytt. In uno scritto scoperto solo dopo, nel 1768. Sebbene, occorra dire che il suo legame con la tubercolosi fu riconosciuto solo nel 1900. L’epidemia di meningite, invece, pare essere un fenomeno abbastanza recente. La medicina ritiene che il primo focolaio sia comparso
a Ginevra nel 1805. Altri focolai sono poi stati registrati nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, mentre la prima segnalazione di un’epidemia da meningite in Africa risale al 1840. Tuttavia, proprio nel “Continente nero”, nel ‘900 le epidemie sono divenute molto più frequenti: i primi casi di una certa entità si consumarono in Nigeria e Ghana tra il 1905 e il 1908.
Invece, il primissimo rapporto riguardante un’infezione batterica causata da meningite fu compiuta dal batteriologo austriaco Anton Weichselbaum nel 1887. Il medico descrisse infatti il meningococco. Mentre le prime ricerche mediche asserirono tutte che la meningite causasse mortalità in 9 casi su 10. Del resto, stiamo parlando dei primi focolai e le cure non erano ancora preparate. Nel 1906 lo scienziato statunitense Simon Flexner sviluppò un approccio terapeutico a partire da un anti-siero, composto da anticorpi specifici, ottenuto dal sangue di animali in precedenza inoculati con antigeni specifici della meningite, prodotto dai cavalli. Tale cura si mostrò subito efficace, tant’è che la mortalità fu ridotta drasticamente. Con l’arrivo della penicillina a metà ‘900, le cure migliorarono ulteriormente, mentre i vaccini introdotto alla fine del secolo scorso, sono riusciti anche a prevenire l’insorgere dell’agente patogeno Haemophilus. Infine, nel 2002 è stato invece scoperto come il trattamento a base di steroidi potrebbe migliorare la prognosi della meningite batterica.
Paesi in cui è più diffusa la meningite
Occorre premettere che non esiste un dato esatto delle statistiche della meningite nei vari Paesi. Tuttavia, si può dire che nei Paesi occidentali la meningite batterica si verifica su tre persone ogni 100mila ogni anno. La meningite virale appare essere la forma più comune (10,9 affetti ogni 100mila persone) e si verifica soprattutto nel periodo estivo. Il Brasile è il Paese più affetto, con un tasso di 45,8 per 100mila abitanti ogni anno. Tuttavia, è l’Africa subsahariana ad essere stata colpita dalle più grandi epidemie di meningite meningococcica per oltre un secolo. Tanto da essere fregiata col poco lusinghiero titolo di “fascia della meningite”. Il che ha peraltro portato grosse polemiche nel nostro Paese, relative alla presunta correlazione tra immigrazione esponenziale verificatasi in questi anni dai Paesi africani e l’aumento dei casi nel nostro Paese. Ma ce ne occuperemo in un paragrafo a parte.
Le epidemie da meningite si verificano soprattutto durante i mesi più secchi, quali giugno e dicembre, e un’ondata epidemica può arrivare a durare due o tre anni. Mentre è inferiore nei mesi piovosi. Nell’Africa subsahariana si verificano tra i 100 e gli 800 casi annui ogni 100mila persone. Occorre dire che ad incidere su questo dato negativo sono: le condizioni igienico-sanitarie precarie, la scarsa possibilità di accesso alle cure sanitarie, l’alta concentrazione demografica, il caldo secco e le tempeste di sabbia, le lunghe siccità, le infezioni correlate alle vie respiratorie.
La più grande epidemia da meningite della storia riguarda proprio la regione subsahariana, verificatasi tra il 1996 e il 1997, causando oltre 250mila casi e 25mila decessi. Inoltre, la meningite meningococcica si presenta in forma epidemica in zone dove molte persone sono costrette a convivere per la prima volta. Si pensi ai casi di servizio militare di leva, richiami per esercitazioni, campus universitari, pellegrinaggi religiosi. Le varie aree geografiche sono colpite da altrettante varie forme di meningite. Mentre la Neisseria meningitidis di gruppo B e C colpisce prevalentemente il nostro continente, il gruppo A si trova in Asia ed è predominante in Africa; toccando addirittura tra l’80% e l’85% dei casi documentati a livello mondiale.
Qual è la situazione della Meningite in Italia
Nel nostro Paese ogni anno si registrano circa 900 casi di meningite batterica. Un terzo riguardano il meningococco, un altro terzo lo pneumococco. Il restante 40% è distribuito tra batteri diversi o non sono stati identificati. Dal 1994 il Ministero della Salute ha realizzato un monitoraggio a livello nazionale che registri i dati sull’incidenza delle meningiti batteriche e i loro agenti causali. Da quell’anno, le segnalazioni sono aumentate, soprattutto di meningiti sostenute da Haemophilus influenza di tipo b (Hib). Il picco si è avuto nel 1999, con oltre mille casi, poi scemati drasticamente grazie all’introduzione della vaccinazione contro Hib, che viene somministrata ai bambini nel primo anno di vita. La meningite da meningococco nel nostro Paese incide molto meno che nel resto del vecchio continente: circa 200–300 casi l’anno. Ovvero tra i tre e i cinque casi ogni milione di abitanti, mentre in Europa parliamo di una media di dodici casi ogni milione di abitanti. La maggior parte dei casi di malattia da meningococco sono causati da sierogruppi B e C.
Dal 2005 la Toscana prevede una offerta vaccinale anti meningococco C, che viene somministrata in tre dosi e destinata a tutti i neonati al terzo, quinto e tredicesimo mese di età. Un’ottima politica sanitaria, che negli anni ha ridotto notevolmente i casi di meningite e sepsi da meningococco. Sebbene proprio in Toscana negli ultimi tempi si siano verificati diversi casi.
Meningite in Italia causa da immigrati?
Ad inizio di quest’anno nel nostro Paese si è aperta una diatriba sul fatto che i tanti casi di meningite verificatisi nel nostro Paese erano causati dall’arrivo di molti immigrati. Il che ha avuto immancabilmente anche riflessi sulla politica. Ma davvero gli immigrati giunti in centinaia di migliaia in Italia a partire dalla caduta del dittatore
Muhammar Gheddafi in Libia, è una delle cause del ritorno evidente della meningite in Italia? Secondo quanto asserisce Francesco Menichetti, primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale di Cisanello di Pisa, in un’intervista del 19 febbraio 2016, questa è solo una stupidaggine, priva di alcun fondamento scientifico. Giacché non esiste alcun elemento probante.
Vi è solo una supposizione, a suo dire, che la meningite da menigococco sia stata provocata dall’arrivo nel 2012 di persone sbarcate con una nave da crociera a Livorno. Giovanni Rezza, invece, direttore del Dipartimento malattie infettive, parassitarie e immunomediate dell’Istituto Superiore di Sanità, ha ammesso che anche se è innegabile che con la globalizzazione i germi si muovano insieme agli uomini, la trasmissione dei batteri non avviene solo tramite i viaggi dei migranti. Bensì, anche da un semplice ed occasionale viaggio all’estero. Inoltre, il dottor Rezza aggiunge che i casi di meningite avvenuti in Toscana sono dovuti al meningococco C che è da sempre presente nel nostro Paese e nel nostro Continente. Insomma, sarebbe tutt’altro che una novità.
Peraltro, secondo il Professor Rezza si tratterebbe di un andamento stabile, dato che negli ultimi due anni abbiamo avuto 190 casi e quello prima 196. Anzi, per i casi sia di meningite che di sepsi, si è verificata pure una riduzione negli ultimi 2 anni. Quindi, conclude il luminare, è sbagliato pensare ad una epidemia o ad una emergenza nel nostro Paese. Ovviamente, non bisogna abbassare la guardia, ma incrementare la sorveglianza e usare tutti i vaccini a disposizione.
Alle loro parole aggiungiamoci pure il fatto che, secondo alcuni specialisti, essendo il meniningococco molto rapido nella sua capacità di aggressione ed essendo la trasmissione molto facile nei luoghi chiusi, dove il contatto è stretto e prolungato, è quasi impossibile che a riportare la meningite da meningococco in Italia siano stati gli immigrati africani. I quali compiono viaggi molto lunghi, che impiegano mesi se non anni. Inoltre, hanno un sistema immunitario già molto labile. Quindi, se fossero portatori di meningite, in Italia probabilmente non ci arriverebbero neanche. Infine, a buttare acqua sul fuoco dei dubbi e delle relative polemiche, ci pensa pure il Ministero della salute. Il quale con una nota ricorda comen nel 2016 sono stati segnalati 178 casi di meningite da meningococco. Il che significa che ci sia un lieve aumento rispetto al triennio 2012-14, ma una diminuzione rispetto all’anno precedente. Ancora, ricorda come il meningococco di tipo C, quindi il più letale di tutti, ha causato “solo” 36 decessi tra il 2013 e il 2016, in una popolazione italiana di quasi 65 milioni di persone. Quindi, considerando tutti i ceppi di meningococco che portano la meningite, non supera il 10% della letalità. Sempre in quegli anni, si sono verificati 629 decessi per meningite da qualsiasi causa, rispetto ai 6786 pazienti diagnosticati. E il Ministero, per rendere ancora meglio l’idea di come essa incide, ricorda come i decessi causati da incidenti stradali siano 3419 solo nel 2015.
Tutti tranquilli quindi? Bè c’è sempre qualche controvoce da non ignorare. Ci sono infatti anche vari studi a riguardo, come quello condotto da Connie Goldsmith raccolto nel libro Meningitis, Twenty-First Century Books, pubblicato nel 2007, che riferisce come il tasso di mortalità nell’Africa subsahariana registri livelli elevatissimi. Ossia tra i cento e gli ottocento casi annui ogni 100mila persone.
Quali sono i sintomi della meningite
Vediamo ora quali sono i sintomi della meningite. Essi cominciano ad affiorare a circa 15-20 ore dal contagio ed i più comuni sono:
- febbre
- sonnolenza con possibile alterazione dello stato di coscienza;
- forte emicrania
- rigidità del collo;
- eruzioni cutanee a chiazze;
- forte fastidio della luce
- convulsioni
- nausea e vomito.
Qualora vi troviate in presenza di più di questi sintomi, meglio subito recarsi al pronto soccorso per una questione di prevenzione o chiamare la guardia medica per una prima diagnosi. Per la diagnosi si devono effettuare, oltre esami di laboratorio, il prelievo di un campione di liquido cerebro spinale. Trattasi del metodo più sicuro per una diagnosi sicura.
Tipi di meningite
Vediamo invece quali sono i tipi di meningite
La meningite virale è quella da considerarsi più comune. Il periodo di incubazione va dai 3 ai 6 giorni circa. I sintomi sono quelli di una normale influenza e solitamente si guarisce in una settimana senza particolari conseguenze. La meningite batterica è di contro la meno frequente ma pure la più grave. In Italia sono registrati circa ottocento casi l’anno. Se non rapidamente diagnostica e curata, può mettere a rischio la vita del paziente. Viene anche chiamata fulminante giacché può portare alla morte nel giro di poche ore. Viene curata con antibiotici e la somministrazione di liquidi dato che se ne perdono molti. Ancora, anche i corticosteroidi per alleviare l’infiammazione delle meningi, nonché farmaci contro le convulsioni e per mantenere la pressione sanguigna se è già in stato avanzato. Può essere anche necessario la ossigenoterapia o la ventilazione meccanica per evitare ulteriori danni cerebrali.
Meningite meningococcica
La Meningite meningococcica compare di solito nel primo anno di vita. Il meningococco si diffonde sia con le goccioline respiratorie che con il contatto diretto e si replica nella parte superiore della faringe. I sintomi sono quelli visti prima. A cui bisogna aggiungere, data la tenera età del paziente, anche il fatto che le fontanelle – ovvero le zone molli che nei neonati fungono da giunture delle ossa piatte della calotta cranica – risultano invece tese e pulsanti.
Meningite stafilococcica
Meningite stafilococcica è causata dallo Staphyloccus aureus che è uno dei batteri più aggressivi della famiglia degli stafilococchi. Trova le sue cause in sinusiti, otiti medie purulente (piene di pus) e da traumi cranici aperti. I più a rischio sono anziani e i neonati, soprattutto quelli nati prematuramente.
Meningite pneumococcica
La causa più comune della meningite pneumococcica nelle persone adulte è lo pneumococco, che viene trasmesso tramite le vie respiratorie. Colpisce però determinate categorie di soggetti, come coloro che hanno subito traumi cranici con perdita di liquidi, alcolisti, malati di otite, sinusite o mastoidite cronica.
Meningite tubercolare
La Meningite tubercolare è un’infiammazione delle meningi, che coinvolge la base cranica e i nervi encefalici, causata dal bacillo di Koch. ossia al micobatterio tubercolare. Di solito colpisce i bambini, con i primi sintomi come irascibilità, svogliatezza, inappetenza, dimagramento, leggeri rialzi della temperatura, brevi cefalee. Quindi inizialmente può essere presa sottogamba, per poi sfociare in violenta cefalea, convulsioni e stati deliranti accompagnati da una febbre molto alta. Infine, si arriva a paralisi del corpo, coma e morte in poche settimane.
Meningite nei neonati
Anche i neonati, purtroppo, possono essere affetti da meningite. Causata dagli streptococchi del gruppo B, trova come sintomi trova come sintomi principali irritabilità, febbre, sonnolenza, scarso appetito, pianto difficile da calmare.
Cosa causa la meningite
Solitamente, l’infiammazione delle meningi viene causata da un’infezione provocata da microrganismi, virus o batteri, che mediante la circolazione giungono alle meningi.
Come si trasmette la meningite
La propagazione della meningite è più elementare di quanto si pensi. I vettori principali sono la condivisione di un ambiente, in genere stretto e poco areato; il passaggio da una persona all’altra di un fazzoletto, una tazza, le stoviglie o un asciugamano appartenenti ad una persona infetta. Meno frequente, ma comunque possibile, trovare tra le cause la reazione all’uso di alcuni farmaci o la conseguenza di riflesso di altre malattie.
Come si cura la meningite
La meningite va curata mediante antibiotici. Punto. Non affidarsi quindi a metodi alternativi e New age, che porteranno solo al peggioramento della malattia e alla morte. O comunque a danni permanenti per la vostra salute. In taluni casi possono rendersi necessari anche farmaci antivirali, come la Benzilpenicillina, Cefotaxima e il Cloramfenicolo. Abbiamo poi già detto come possono renderci necessarie anche somministrazioni di corticosteroidi, al fine di prevenire i danni derivanti dalla risposta agli infiammatori. E come, nei casi di meningite acuta e già progredita, possa rendersi necessario l’uso di macchinari per la respirazione artificiale. Onde evitare danni, o ulteriori danni, al cervello.
Quali sono le conseguenze della meningite
La meningite, specie quella batterica, può portare a conseguenze letali o comunque gravi permanenti. Come danni cerebrali, perdita di udito, epilessia cronica, idrocefalo e altri deficit cognitivi. Quella virale, se presa in tempo non lascia danni permanenti.
Come prevenire la meningite
La meningite si può anche prevenire, come? Innanzitutto evitando comportamenti igienici rischiosi come bere nella tazza di una stessa persona, usare asciugamani in comune, fumare la stessa sigaretta, usare lo stesso fazzoletto. Poi ci sono i vaccini. Dall’inizio del 2014 è disponibile un vaccino contro il meningococco B, considerata la forma più pericolosa. Le prime regioni ad adottarle sono state Basilicata, Puglia e Toscana. Ma potrebbe ben presto rientrare tra i vaccini obbligatori a livello nazionale.