Resilienza: significato e definizione

Termine molto utilizzato in psicologia, la resilienza indica la capacità di un soggetto di fronteggiare in maniera positiva eventi traumatici (un lutto, la perdita di una persona cara, un divorzio, la perdita del posto di lavoro etc.), di riorganizzare la propria vita ed il proprio percorso dinanzi alle mille difficoltà, di ricostruirsi in maniera ottimistica il proprio iter, senza alienare la propria identità personale e professionale.

Del resto, nella vita capitano le disgrazie e gli eventi negativi che minano e “segnano” profondamente una persona e, i soggetti più “deboli” dal punto di vista psico-emotivo, possono iniziare a soffrire di depressione, di malessere emotivo e mentale. Addirittura, certi casi possono aggravarsi con l’andare del tempo e non riprendersi mai più.

Sono persone resilienti quelle che, dinanzi a traumi ed eventi negativi, riescono a fronteggiare efficacemente le avversità e le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza essendo spinti dall’ottimismo a raggiungere mete e traguardi molto importanti.

Cerchiamo in questa guida di capire meglio che cosa sia la resilienza e di fornire diverse definizioni utili che permettano di sintetizzare le caratteristiche peculiari.

Resilienza: definizioni di Oscar Chapital Colchado

Tante sono le definizioni che gli studiosi e gli accademici hanno prodotto nel corso degli studi e dell’evoluzione sociale; una prima interessantissima definizione è quella fornita da Oscar Chapital Colchado (2011):

«La resilienza è la capacità di un individuo di generare fattori biologici, psicologici e sociali che gli permettano di resistere, adattarsi e rafforzarsi, a fronte di una situazione di rischio, generando un risultato individuale, sociale e morale.»

Da questa definizione si può concepire la resilienza come una funzione psicologica, che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza del soggetto e al modificarsi dei processi mentali e comportamentali.

Esistono diverse capacità resilienti e caratteristiche di diversa tipologia, a seconda del grado di maturazione del soggetto:

  • istintività: caratteristica dei primi anni di vita di un soggetto, quando i processi mentali sono dominati da egocentrismo e senso di onnipotenza;
  • affettività: caratteristica che si riscontra a maturazione affettiva quando si inizia a percepire il senso dei valori, il senso di sé e la socializzazione;
  • azione cognitiva: il soggetto ha la facolotà di utilizzare le capacità intellettive simbolico-razionali.

Una resilienza reputata, dal punto di vista psicologico, adeguata è il risultato dell’integrazione di elementi affettivi, emotivi, cognitivi e istintivi

Chi è la persona resiliente: il profilo ideale

La persona “resiliente” può essere considerata quella che ha avuto uno sviluppo psico-affettivo e psico-cognitivo integrati, supportati dall’esperienza, da capacità cognitive e mentali sufficientemente valide, dalla possibilità di giudicare il lato positivo e i benefici della vita ma, anche le da interferenze emotive ed empatiche che si realizzano nel rapporto con gli altri.

Interessante è la definizione di Andrea Canevaro che definisce la resilienza come «la capacità non tanto di resistere alle deformazioni, quanto di capire come possano essere ripristinate le proprie condizioni di conoscenza ampia, scoprendo uno spazio al di là di quello delle invasioni, scoprendo una dimensione che renda possibile la propria struttura».

La persona resiliente è proprio quella che riesce a non farsi travolgere da eventi negativi, individuati da due studiosi Holmes e Rahe che hanno individuato una vera e propria scala di eventi stressanti, i quali possono mettere a dura prova una persona.

Ecco la scala dei dieci eventi più stressanti che possono incidere in maniera negativa su un soggetto adulto:

  • Morte di un coniuge 100
  • Divorzio 73
  • Separazione coniugale 65
  • Prigionia 63
  • Morte di un familiare stretto 63
  • Lesioni personali o malattie 53
  • Matrimonio 50
  • Rilascio dal lavoro 47
  • Riconciliazione coniugale 45
  • La pensione 45

Il soggetto resiliente è colui che apprende una capacità cognitiva-comportamentale positivistica con l’esperienza. In una prima fase iniziale, il soggetto deve diventare consapevole dei propri limiti e delle proprie potenzialità, in seconda istanza occorre spostare l’attenzione sui “fattori di protezione”, ovvero su tutti gli elementi che aiutano a sostenere dal punto di vista psico-emotivo la persona in difficoltà.

Il soggetto deve imparare ad accettare le sfide e ad essere disponibile a mettersi in gioco per fronteggiare le difficoltà e i fattori ostativi con positività. Per diventare resilienti e saper superare i “momenti difficili“, occorre intraprendere un cambiamento psico-cognitivo.

Dal singolo alla collettività: la comunità resiliente

Il concetto e la nozione di resilienza può essere “estesa” e riferita anche alla collettività: si parla di “comunità resiliente“.

Negli studi di psicologia, il concetto di resilienza si sta affermando nei contesti sociali colpiti da eventi traumatici quali gravi catastrofi naturali, attentati terroristici, rivoluzioni o guerre.

Molte comunità, in conseguenza del trauma, cessano di svilupparsi in quanto non sono in grado di “riprendersi” dalla situazione di continua instabilità; in altri casi, alcune comunità riescono a sopravvivere in conseguenza del trauma e trovano la forza giusta per affrontare una nuova fase di crescita e di affermazione.