La Varicella è una malattia infettiva tipica dell’infanzia. Che se contratta da adulti, in determinate situazioni, può anche provocare la morte. Di seguito vediamo tutto ciò che c’è da sapere sulla varicella: cos’è la varicella, quali sono i sintomi, come si contagia, quali sono i rimedi per combatterla.
Sommario
- 1 La Varicella nel Mondo
- 2 Storia della Varicella
- 3 Come si sviluppa e si trasmette la varicella
- 4 Quali sono i sintomi della varicella
- 5 La varicella nelle donne in gravidanza e nei neonati
- 6 Quando la varicella diventa pericolosa
- 7 Come si diagnostica la varicella
- 8 Come distinguere vaiolo e varicella
- 9 Come si cura la varicella
- 10 La varicella è mortale?
- 11 Cos’è l’herpes zoster
- 12 Come prevenire varicella
- 13 Vaccini contro varicella
- 14 Rimedi naturali contro la varicella
La Varicella nel Mondo
La varicella assume una incidenza diversa nella popolazione a seconda dell’area climatica di riferimento. Trattasi di una malattia endemica che affligge tutti i Paesi del Globo ed ogni 2-3 anni da vita a riaccensioni epidemiche, anche se si è mantenuta stabile dal punto di vista generazionale. Nelle aree del Mondo aventi un clima temperato, è una tipica malattia dell’infanzia: in nove casi su 10 infatti, colpisce i bambini tra i 5 ed i 10 anni di età. Con la prevalenza dei casi che si sviluppa nei mesi compresi tra l’inverno e la primavera, si suppone, per la frequentazione dei bambini a scuola. Essendo essa altamente trasmissibile. Inoltre, un giovane adulto su 10 resta comunque a rischio. Invece, come un’altra tipica malattia che colpisce l’età infantile come la rosolia, è rara nei bambini in età prescolare.
Viceversa, nelle aree del Mondo che rientrano nel clima tropicale, la varicella colpisce molto le persone anziane, causando condizioni di salute gravi. Rispetto ai bambini, negli adulti i segni sulla pelle risultano più scuri e le cicatrici si vedono di più.
Storia della Varicella
In medicina, per molto tempo la varicella è stata considerata una variante del vaiolo. A descrivere per primo la malattia, si suppone, fu proprio un italiano: Gianfilippo Ingrassia nel 1500. Nel diciassettesimo secolo, invece, il medico inglese Richard Morton diede alla varicella il termine chickenpox, proprio perché la considerava una forma lieve del vaiolo, che in inglese si chiama smallpox. Bisogna arrivare al 1767, affinché un altro luminare anglosassone, William Heberden, desse alcune prove che si trattasse di due malattie tra loro diverse. Sebbene, fino ad inizio ‘900, le diversità patologiche tra varicella e vaiolo erano ancora oggetto di dibattito della comunità medica. Nel 1875 Rudolf Steiner dimostrò che questa malattia era causata da un agente infettivo. In che modo? Steiner prelevò del fluido dalle vescicole di malato di varicella, per poi strofinarlo sulla pelle di una persona sana. Orbene, anche quest’ultima sviluppò la malattia.
Tra il 1920 e il 1960, poi, gli scienziati cercarono una correlazione tra la varicella e l’herpes zooster. Ad una conclusione si arrivò nel 1958, quando il virologo americano Thomas Huckle Weller insieme ai colleghi, dimostrò che entrambe avevano in comune lo stesso ceppo di virus: (VZV). Un altro passo in medicina molto importante si ebbe nel 1974, quando Michiaki Takahashi sviluppò un vaccino con VZV (varicella-zoster virus) vivi e attenuati per prevenire la varicella.
Come si sviluppa e si trasmette la varicella
La varicella è un tipo di malattia acuta, che sorge per l’infezione primaria del succitato virus Varicella-Zoster, appartenente alla famiglia degli Herpesviridae. E in quanto tale possiede un genoma a DNA. Il virus viene rilasciato nelle secrezioni nasali e faringee nonché nelle vescicole cutanee. Pertanto, il contagio può avvenire mediante le goccioline di saliva disperse nell’aria con tosse, starnuti o baci. O con l contatto diretto con le eruzioni cutanee. Quindi, il vettore principale di questa malattia è la saliva, e si contagia facilmente tra le persone rassembrate in uno stesso edificio per ore e giorni: familiari in casa, studenti in classe, detenuti in carcere, soldati in caserma, colleghi in ufficio, con contagiosità particolarmente elevata, in gruppi permanenti (nuclei familiari, studenti, detenuti, soldati…). Anche qualora manchino tosse e febbre, può essere trasmessa anche tramite le vesciche che si vengono a formare sulla pelle del malato. In virtù di ciò, qualora si verifichi una lesione, deve essere subito coperta e il liquido drenato tramite garze imbevute di disinfettanti.
La varicella può svilupparsi anche dopo il contatto con individui malati di Herpes zoster (conosciuto anche come Fuoco di Sant’Antonio), o di alcune varietà di Herpes labiale mediante tatto e saliva. Il malato è contagioso già prima dell’eruzione cutanea, in genere due-tre giorni prima. La contagiosità poi si abbassa al 70%, per rimanere stabile fino a che tutte le lesioni si siano trasformate in croste. Dopo le croste restano delle macchine cutanee per una ventina di giorni, ma non rappresentano un vettore di contagio. Ma sono solo un segno estetico.
Quali sono i sintomi della varicella
Quali sono i sintomi della varicella? Se negli adulti sono nausea, perdita di appetito, dolori muscolari e mal di testa, che confluiscono poi in rash, malessere generalizzato e febbre, nei bambini invece il primo sintomo è l’eruzione cutanea. Quest’ultima si caratterizza per piccoli puntini rossi sul torace e sull’addome, che poi arrivano a testa, viso e arti, per poi arrivare alla mucosa orale e al cuoio capelluto. Sorge anche una sensazione di prurito intenso nelle fase delle vescicole. Il prurito è spiegato per la prima e più blanda sollecitazione che il virus attua alle terminazioni nervose. Le vescicole possono presentarsi pure sui palmi delle mani, sulle piante dei piedi e sulle membrane mucose. Invece dolorose ulcere superficiali possono apparire in bocca, nella parte superiore della gola e la zona genitale.
Negli adulti può verificarsi una eruzione cutanea più diffusa e una febbre più persistente. C’è quindi più probabilità che si sviluppino complicanze, come la polmonite da varicella.
La varicella nelle donne in gravidanza e nei neonati
La varicella non risparmia ovviamente le donne incinte e i neonati. Nelle prime, gli anticorpi prodotti dopo la somministrazione del vaccino o per una infezione precedente, vengono trasferiti dalla placenta al feto. Le donne immuni alla varicella non possono essere infettate, e quindi non hanno motivo di essere preoccupate per loro e il bebè. Invece, le donne non immunizzate durante la gravidanza possono anche trasmettere il virus mediante placenta, infettando quindi il feto.
L’infezione materna è altresì correlata ad un parto prematuro. Qualora l’infezione si verifichi nel corso delle prime 28 settimane di gravidanza, può verificarsi la “sindrome da varicella fetale” o “sindrome da varicella congenita”. Questi casi sono statisticamente quantificate nel 2% delle situazioni ed includono queste conseguenze:
- Danni al cervello, con comparsa di encefalite, microcefalia, idrocefalo, aplasia del cervello, atrofia corticale, ritardo mentale
- Danni agli occhi: corioretinite, microftalmia, cataratta, atrofia ottica
- Altri disturbi neurologici: danni al midollo spinale a livello cervicale e lombo-sacrale, deficit sensoriali e motori, riflessi tendinei profondi assenti, anisocoria, sindrome di Horner
- Danni al corpo: ipoplasia delle estremità superiori e/o inferiori, disfunzioni della vescica e dello sfintere anale
- Patologie della cute: lesioni cutanee cicatriziali, ipopigmentazione
Qualora l’infezione sorga tra i 5 giorni precedenti alla nascita e i 2 giorni successivi alla stessa, viene definita in ambito medico “varicella neonatale”, e si manifesta tipicamente con la varicella. I bambini rischiano di sviluppare la malattia maggiormente con un’esposizione all’infezione nella fase che va dai sette giorni prima della nascita a 7 giorni dopo la stessa. Il bambino può essere anche contagiato da fratelli in casa, però è un tipo di trasmissione meno preoccupante qualora la madre gli abbia trasmesso l’immunità. I neonati che sviluppano sintomi, comunque, rischiano la polmonite ed altre complicazioni serie tipiche della patologia.
Quando la varicella diventa pericolosa
Come detto, la varicella può anche sfociare in gravi complicanze sopra descritte. Quando si verificano? Mediante l’infezione batterica (la cosiddetta impetiginizzazione) delle vescicole cutanee e la glomerulonefrite da immunocomplessi. Qualora la risposta immunitaria sia insufficiente, si può verificare una infezione che arriva ai polmoni, all’apparato digerente e al sistema nervoso centrale. Molto pericolose tanto per gli adulti quanto per i bambini, sono le polmoniti interstiziali provocate da stafilococco. In casi rari, in entrambe le fasce d’età, può sfociare altresì in encefalite, interessando anche il cervelletto.
Come si diagnostica la varicella
La varicella viene diagnosticata soprattutto clinicamente, con i sintomi sopra descritti seguiti dalla tipica eruzione cutanea. La conferma della diagnosi può essere effettuata sia attraverso l’esame del liquido contenuto nelle vescicole, sia analizzando il sangue. Nel primo caso si utilizza in genere o il cosiddetto striscio Tsanck, o soprattutto l’esame per immunofluorescenza diretta. Le analisi del sangue possono essere utili anche al fine di dentificare una eventuale risposta ad una infezione acuta (IgM) o l’immunità successiva ad una precedente infezione (IgG).
Se invece occorre diagnosticarla in fase prenatale, si esegue l’ecografia, sebbene la prassi vuole che sia meglio attendere 5 settimane dopo l’infezione della materna primaria. Può essere altresì eseguito un esame come la reazione a catena della polimerasi (il cosiddetto PCR) del liquido amniotico, sebbene il rischio di aborto spontaneo, proprio per la procedura di amniocentesi, è più alto del rischio per il bebè di sviluppare la sindrome della varicella fetale.
Come distinguere vaiolo e varicella
Abbiamo detto che una distinzione definitiva tra vaiolo e varicella si è avuta solo a metà ‘900. Come è possibile dunque distinguere vaiolo e varicella? Partiamo col dire che a differenza del vaiolo, la varicella generalmente non arriva a coinvolgere anche il palmo delle mani e la pianta dei piedi. Ancora, la pustole varicellose hanno una dimensione che varia a seconda del momento in cui si creano, mentre le pustole vaiolose sono più o meno stessa dimensione. Sono altresì disponibili ormai vari esami di laboratorio che ben distinguono le due malattie.
Come si cura la varicella
Nelle forme non complicate, la varicella viene trattata soprattutto per alleviare i sintomi: con antipiretici come il paracetamolo (per scongiurare l’insorgere della sindrome di Reye, ed antistaminici contro il prurito ed evitare che il malato si gratti. Prima si utilizzava per quest’ultimo problema anche il talco mentolato, ma oggi è sconsigliato poiché ritarda il consolidamento delle lesioni cutanee. Meglio dunque applicare le creme anti-prurito, il borotalco in formato semplice e i preparati lenitivi contro le lesioni da herpes.
Invece, in caso di complicazioni che portano ad encefalite o polmonite, la varicella si tratta con aciclovir, valaciclovir o famciclovir. Vengono così ridotti i giorni di febbre ed il numero di lesioni. Tuttavia, ciò può avere anche delle complicazioni, come provocare una possibile interferenza negativa con la risposta immune, dovuta all’azione inibente sulla replicazione virale. Provocando al soggetto anche frequenti ricadute di lieve entità. In caso di insorgenza di problemi alle vie respiratorie, allora vuol dire che è emersa una sovrainfezione batterica che va trattata con gli antibiotici. Occorre quindi evitare la sovrapposizione con gli antivirali. I pediatri talvolta fanno indossare ai bambini malati anche dei guanti di cotone.
Il malato deve restare in isolamento ma per un lasso di tempo che varia in base alla gravità della malattia. Si va da una settimana per le forme lievi a due settimane per le forme più aggressive. Quando febbre e tosse saranno sparite, occorre attendere almeno 60-72 ore consecutive senza febbre per dire che il peggio sia passato. Così, il malato può anche uscire, ma deve comunque evitare la rottura accidentale delle vesciche onde evitare di contagiare altre persone. Un sistema efficace per proteggere eventuali vescicole “a vista” può essere ad esempio il coprirle con cerotti o garze, applicati delicatamente. Il ricambio d’aria della camera in cui si trovava il malato va effettuato solo dopo dovuta disinfezione, mediante un vaporizzatore, così da evitare di disperdere nell’atmosfera un ingente quantitativo di virus. Nei soggetti che rischiano maggiormente, è possibile anche l’immunoprofilassi passiva mediante immunoglobuline normali o specifiche.
La varicella è mortale?
Difficilmente questa malattia può provocare la morte del malato, anche se non pochi sono i casi di decesso di maschi adulti, rispetto a donne o bambini. Chi rischia di più sono comunque le donne in gravidanza non immunizzate e i maschi adulti immunodepressi. Inoltre, statisticamente può provocare ictus nei bambini in un caso su tre. Un caso particolare di conseguenza anche molto tardiva da varicella (anche dopo decenni), è l’herpes zoster.
Il virus infatti, una volta esauritosi nella sua forma di varicella, si ritira nelle terminazioni nervose e può ricomparire da adulti sotto forma di herpes zoster, chiamato più comunemente “Fuoco di Sant’Antonio”. Ciò comunque in genere appare nei soggetti più deboli e meno giovani, tra i 50 e i 55 anni di età, causando anche forme di herpes dolorosissime che possono anche non guarire del tutto. Comunque, ogni soggetto che è stato malato di varicella è potenzialmente a rischio di contrarre anche herpes zoster. Di recente, la medicina ha riscontrato che le vescicole stanno lasciando sempre più frequentemente sgradevoli lesioni cutanee. Ciò in passato accadeva soprattutto a quanti rompevano le bolle prima del tempo, mentre oggi si sta verificando anche in chi mette in atto le giuste accortenze. La causa di ciò dovrebbe essere ricercata nell’eccessiva aggressività di alcuni preparati per attenuare il prurito, ma una corrente di pensiero ritiene anche che non occorra escludere che il virus Zoster sia diventato più aggressivo.
Cos’è l’herpes zoster
Abbiamo detto che a varicella guarita, il virus rimane comunque inattivo nei tessuti nervosi del corpo. Il sistema immunitario riesce a tenerlo confinato, ma in età adulta esso potrebbe riesplodere sotto forma di “fuoco di Sant’Antonio” (in ambito medico chiamato herpes zoster). Ad essa può abbinarsi la nevralgia post-erpetica, una condizione dolorosa che rende difficoltoso dormire. Anche quando l’esplosione cutanea è passata, possono comunque restare delle sequele dolorose (la cosiddetta nevralgia posterpetica). L’Herpes zoster può colpire 1 adulto su 3, soprattutto quanti sono immunosoppressi, ci sia un tumore o un’infezione da HIV. Anche lo stress può essere causa di ricadute. Esiste comunque un vaccino da somministrare agli over 50 che abbiano avuto la varicella da bambini o già l’herpes zoster.
Come prevenire varicella
La varicella può essere prevenuta isolando gli individui che ne sono affetti. Abbiamo detto che la varicella si può trasmettere tramite goccioline o tramite le lesioni e la fase più acuta della trasmissibilità va dai 3 giorni prima dell’eruzione cutanea fino a quattro giorni dopo la stessa. La varicella può peggiorare anche a causa dei disinfettanti, soprattutto con quanti contengono cloro (si pensi alla candeggina). Il virus della varicella è particolarmente sensibile altresì ad essiccamento, calore e detergenti.
Vaccini contro varicella
Un primo vaccino contro la varicella è stato sviluppato da Michiaki Takahashi nel 1974, che lo derivò dal ceppo Oka. Negli Usa è stato somministrato a partire dal 1995, mentre alcuni Paesi impongono obbligatoriamente il vaccino da varicella prima di iscriversi alla scuola elementare. Il vaccino viene somministrato 2 volte, la seconda volta dopo 5 anni dalla prima. Se negli Usa ormai è diventato una routine, in Gran Bretagna viene somministrato solamente a quanti sono particolarmente vulnerabili a questo virus. Nel nostro Paese è stato reso obbligatorio proprio a partire dal 2017, per i bambini fino ai 6 anni, per chi è a contatto per motivi di lavoro con i bambini (maestri, educatori) o per i malati e i familiari di soggetti particolarmente suscettibili e con difese immunitarie basse. E’ raro, ma non impossibile, che anche un soggetto già vaccinato contragga di nuovo la varicella.
Rimedi naturali contro la varicella
Partiamo dal presupposto che non esistono rimedi naturali per curare la varicella, ma solo per alleviarne i sintomi. Quindi non affidatevi esclusivamente ad essi in quanto ritardereste solo la guarigione, ma, soprattutto, rischiereste seriamente di incorrere in gravi ripercussioni. Vediamo di seguito alcuni rimedi naturali contro la varicella:
Bagno d’avena
Il bagno d’avena viene utilizzato come rimedio fin dall’antichità e si basa sulle doti lenitive ed emollienti dell’avena sulla pelle. Ottima anche contro il prurito. Occorre una tazza di fiocchi d’avena o dei chicchi di questo cereale, un tritatutto, e un sacchetto di cotone. Ma va bene anche un fazzoletto di stoffa da legare con un nodo o utilizzando un elastico. Occorre poi tritare bene l’avena usando un minipimer e poi inserirla nel sacchetto facendo attenzione a chiuderlo bene per evitare fuoriuscite. Riempire la vasca da bagno con acqua tiepida (35° circa) e poi inserire il sacchetto. Strizzarlo un po’ al fine di spargerlo nella vasca. Dopodiché mettersi nella vasca in ammollo per una mezz’oretta, magari massaggiando le parti che prudono di più. In alternativa, si può fare una doccia spargendo il latte d’avena sulla pelle invece del bagnoschiuma.
Bicarbonato di sodio
“Alla faccia del bicarbonato di sodio!” diceva Totò. Forse perché questa polvere bianca è molto magica e tra i molteplici usi del bicarbonato di sodio, c’è anche quello di alleviare i sintomi della varicella. Si può diluire in acqua sempre per farci un bagno o effettuare spugnature sulle zone della pelle più colpite. Ciò allevierà il prurito e i fastidi dovuti da macchie e croste.
Amido di riso
Pure questa soluzione è molto valida, per fare dei bagni con acqua tiepida o, in alternativa, preparando una pappetta da apporre sulle bolle che causano maggiore prurito.
Calendula
La calendula può essere un buon rimedio contro le infezioni da varicella. In formato di oleolito di calendula, talco alla calendula, pomata alla calendula o tintura madre diluita al 50% tramite acqua.
Olio di mandorle dolci
Le irritazioni da varicella possono essere combattute anche tramite olio di mandorle dolci, soprattutto per i bambini e far evitare che si grattino continuamente.
Vitamina C
La vitamina C può rinforzare il sistema immunitario e quindi accelerare la guarigione. Quindi mangiare molta frutta che la contiene come Kiwi e arance.
Unghie corte
E’ importante nella fase acuta dell’eruttazione cutanea da varicella tenere le unghie corte. Così da evitare che la situazione infettiva peggiori.
Detergenti
Abbiamo detto come la pelle durante la varicella sia particolarmente sensibile a detergenti molto aggressivi. Quindi, durante la malattia, meglio usare quelli delicati e neutri.
Vestiario
Durante la varicella e nella sua fase calante, è consigliabile utilizzare vestiti leggeri e traspiranti. Come quelli di cotone bianco
Guanti di cotone
Quando ci si mette a letto, si consiglia anche di indossare guanti di cotone, sempre per mitigare gli effetti del prurito notturno
Il sole
L’esposizione al sole è molto importante per prevenire la varicella. Non a caso, si è detto come essa sia statisticamente molto meno frequente nei paesi tropicali. Di contro, tuttavia, con l’insorgere della varicella, si consiglia di non esporsi al sole una volta spuntate le fatidiche e fastidiose bolle.